Un blog per i cultori dell'arte contemporanea e per coloro che apprezzano il Maestro Antonio Del Donno
Sto con la mente sempre a riflettere sulle cose dell'arte, a costruire le forme, a cercare una sintesi con pochi gesti, una sintesi che possa rispecchiare la mia tensione, la mia creatività.(Antonio Del Donno)
domenica 29 gennaio 2012
domenica 15 gennaio 2012
mercoledì 11 gennaio 2012
domenica 8 gennaio 2012
Catalogo con testo critico di Filiberto Menna. Antologia critica. Appunti biografici. Antonio Del Donno vive e lavora a Benevento. `Mi capita quasi sempre di sentire che i miei quadri vengono recepiti come un qualcosa che va oltre il semplice fatto retinico. E questo mi rende felice, anzi direi che è tutto qui il successo: poter dare qualcosa agli altri è la funzione più bella che ci compete. E' qualcosa che ti riempie dentro e ti rende più ricco e potente di quanto non ti renda il denaro. Un medico che ridà la vita ad un uomo fa qualcosa di altrettanto creativo che fare un quadro. Ognuno è creativo nel proprio lavoro.`
I Vangeli di Antonio Del Donno
Assieme alla tagliola Del Donno elabora un altro oggetto-soggetto caro alla nostra cultura, il Vangelo, portato anch'esso a dimensioni assurde, realizzandolo in legno. E dal Vangelo viene estrapolata una frase, anche presente nelle opere successive, che riecheggia inascoltata, nel vuoto, come un motto beffardo: "E non siate conformati alle cose di questo mondo, ma trasformatevi nelle vostre menti".
Il significato della "tagliola" di Antonio Del Donno
Un semicerchio e delle linee; oltre due metri per una scultura in ferro battuto piatta e sottile come un disegno; tratto fermo che incide lo spazio con la sua bidimensionalità. Tagliola è il titolo di quest’opera di Antonio Del Donno (Benevento, 1927), concepita e realizzata nel 1972, parte di una più lunga serie di Tagliole, sia pitture che sculture, la cui realizzazione ha avuto termine nel 1983.
Tagliola nacque in un momento preciso, in un contesto preciso: sono gli anni in cui il linguaggio sintetico e gestuale dell’artista va sempre più consolidandosi, gli anni della maturità artistica, di maggiore forza e vigoria. Escluso dalla redazione di una neo-nata rivista d’arte che nel Sud Italia, e a Benevento in particolare, (dove l’artista ha deciso di risiedere nonostante il decentramento e la marginalità rispetto alle “capitali” dell’arte) stava “reclutando” gli “addetti del settore” di “maggior rilievo”, Antonio Del Donno si sentì non solo schiacciato, vittima del potere, TAGLIATO fuori dall’ambiente artistico, ma soffocato ed oppresso da un mondo di piaggerie e compromessi cui non poteva sottostare.
In questo clima di sfida e sfiducia nasce la Tagliola.
Depurata dalle contingenze e dai rimandi al quotidiano, oggi che quegli umori sono sopiti e rimangono solo ricordi di gioventù, l’opera, messa in disparte per anni ma non dimenticata dall’autore, diventa simbolo, facendosi portatrice di significati universali di sofferenza, esclusione ed isolamento ma anche di risposta costruttiva ad un potere che spadroneggia, da dissacrare ed indebolire attraverso la forza dell’arte.
Un libro fondamentale sull'arte- pittura e scultura- di Antonio Del Donno
Il libro è in via di esaurimento. Per informazioni rivolgersi ad Alberto Molinari,titolare dell'Archivio Antonio Del Donno - Tel +39 348 492100 - info@archiviodeldonno.com.
Catalogo generale delle opere di Antonio del Donno
Curato da Alberto Molinari e dal Museo Antonio del Donno, è in progettazione il catalogo generale delle opere del Maestro. I collezionisti, interessati all'inserimento nel catalogo delle opere in proprio possesso, possono rivolgersi a: Archivio Antonio Del Donno - Tel +39 348 492100 - info@archiviodeldonno.com
Del Donno - Tel +39 348 492100 - i
Del Donno - Tel +39 348 492100 - i
Filiberto Menna, 1987
Tratto dal catalogo Mazzotta
Mi capita quasi sempre di sentire che i miei quadri vengono recepiti come un qualcosa che va oltre il semplice fatto retinico. E questo mi rende felice, anzi direi che è tutto qui il successo…" Forse può apparire singolare, e tutta prima, distraente una dichiarazione di poetica come questa, o, meglio una valutazione della propria opera in una chiave, appunto, "non retinica". Antonio Del Donno è troppo legato a una radice manuale, direi artigianale, nel senso più antico e nobile del termine, è troppo coinvolto dalle suggestioni provenienti dalla materia e dalla fattura, per poter pensare che l'opera finita parli non attraverso gli occhi, per pensare che noi gli prestiamo completamente fede quando si dice felice di un impatto non retinico del la sua opera. Eppure sentiamo che la sua notazione risponde ad una verità più profonda, che essa ci dà una chiave di lettura non convenzionale del suo lungo a tormentato lavoro di artista, vissuto in disparte, quasi ai margini del dibattito culturale considerato il più attuale a alla moda, ma attento ai mutamenti reali, ai cambiamenti che contano veramente nei percorsi dell'arte. Il fatto è che Antonio Del Donno è un artista che crede ancora, e fermamente, nel vero e nel falso, nell'autentico e nell'inautentico, che ha una moralità da affermare con il proprio lavoro. Direi che Del Donno è un moralista, se il termine non si accompagnasse spesso a una connotazione limitativa, se non addirittura negativa, in tempi come i nostri dove contano invece le disponibilità più flessibili, la spregiudicatezza a il cinismo. Ma bisogna intendersi: Del Donno, nonostante le apparenze, non è un misantropo, una sorta di moderno gentiluomo di campagna irto a scorbutico che aborre 1'attualità. Al contrario, egli ha seguito con attenzione il
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